Noam Chomsky, nato a Filadelfia nel 1928, è un filosofo, linguista, pensatore ed attivista politico d’ispirazione socialista libertaria. L’impegno personale in numerose battaglie civili, la costante e aspra critica nei confronti dei sistemi di potere presenti nei sistemi politici contemporanei, così come l’analisi del ruolo della comunicazione e dei mass media nelle democrazie occidentali lo hanno reso uno degli intellettuali più celebri e seguiti della sinistra radicale internazionale.
Riportiamo, a fini di studio ed approfondimento, passaggi tratti dall’intervista rilasciata a Peter Jay il 25 luglio 1976 e riportata nel volume “Anarchia. Idee per l’umanità liberata” (Ponte alle grazie, 2018).
Auto-organizzazione su base federativa, e istituzioni socialiste libertarie
Humboldt e il pensiero illuministico delle origini difendevano la libertà individuale dall’ingerenza delle istituzioni, allora Stato o Chiesa come poi la avrebbero difesa dalle nascenti istituzioni della società industriale capitalistica teorici del socialismo volontaristico, del socialismo libertario, o dell’anarco-sindacalismo come Bakunin, Kropotkin e altri.
“Costoro immaginavano una forma di società estremamente organizzata ma sulla base di unità o comunità organiche, generalmente il luogo di lavoro e il quartiere; da queste due unità organiche deriverebbe, mediante accordi federativi, una forma integrata di organizzazione sociale di portata nazionale o persino internazionale in grado di prendere decisioni su un ampio spettro di questioni ma sempre attraverso dei delegati facenti parte della comunità organica da cui provengono a cui ritornano e in cui vivono“.
Il modello auto-organizzativo su base federativa è stato concepito avendo a riferimento società organizzate su base prevalentemente pre-industriale, però l’industrializzazione e il progresso tecnologico che caratterizzano la nostra epoca dischiudono ancora maggiori possibilità di autogestione su larga scala, possibilità che non esistevano in epoche precedenti.
Democrazia economica, lavoro e realizzazione dell’uomo
Chomsky si dice convinto “che il controllo democratico della vita produttiva individuale sia il nucleo della autentica liberazione dell’essere umano e in definitiva di qualsiasi prassi democratica degna di questo nome. In altri termini fino a quando individui saranno costretti a vendersi sul mercato a chi è disposto ad assumerli, fino a quando il loro ruolo nella produzione sarà quello di meri strumenti accessori sussisteranno sempre potenti fattori di coercizione e di oppressione tali da ridimensionare se non addirittura rendere privo di significato qualsiasi discorso sulla democrazia”.
È un errore pensare che il lavoro fisico, anche il più estenuante, debba per forza essere oneroso […]. Quando mi capita di osservare la gente che lavora gli artigiani in particolare o i meccanici d’auto – dice Chomsky – ho sempre l’impressione che siano orgogliosi di ciò che fanno. Si tratta del sentimento di fierezza derivante da un lavoro ben fatto … un lavoro impegnativo che richiede intelligenza e riflessione, soprattutto quando si è coinvolti nella direzione di un’impresa, oltre che della capacità di organizzare le attività, di capire a cosa servono, qual è il loro scopo, che destinazione avrà il prodotto è così via … Insomma tutto questo può essere soddisfacente e appagante proprio perché richiede delle abilità, quel tipo di abilità che piace mettere alla prova […] Da diversi questionari che psicologi industriali hanno somministrato agli addetti alle catene di montaggio emerge ad esempio che una delle loro lamentele più frequenti riguarda la qualità del lavoro, perché la catena di montaggio scorre così velocemente da impedirgli di svolgere il proprio compito in maniera accurata […] . Inoltre le occupazioni [n.d.r.] specie se riguardano i cosiddetti servizi, ossia le relazioni con altri esseri umani, comportano poi una soddisfazione e una ricompensa immanenti proprio in virtù dei rapporti umani che vi sono implicati […]. Mi è capitato di leggere – dice Chomsky – su una rivista di gerontologia uno studio in cui si cercava di individuare gli indicatori di longevità. Si sono esaminati moltissimi elementi (il fumo, l’alcol, la predisposizione genetica) ed è emerso che tra gli indicatori più importanti per prevedere la longevità vi è il livello di soddisfazione su lavoro […]. La sensazione di fare qualcosa di degno che contribuisce al benessere di persone alle quali si è uniti a livello sociale è un fattore decisivo per l’appagamento individuale. Senza calcolare l’orgoglio e il compiacimento derivanti dalla consapevolezza di avere svolto bene il proprio lavoro perché si sono messe a frutto le capacità personali.
Percorsi in direzione di un’umanità liberata
Fino a che punto il successo del socialismo libertario dipende da una mutazione radicale della natura umana delle sue motivazioni del suo senso di solidarietà come del suo sapere e della sua complessità? Chomsky risponde così [n.d.r.]: in realtà la domanda andrebbe capovolta perché lo scopo del socialismo libertario è favorire esattamente questo genere di cambiamento. Esso può contribuire a una trasformazione spirituale a una grande trasformazione nel modo di concepire se stessi e la propria capacità di agire, decidere, creare, produrre, ricercare. Si tratta della medesima trasformazione su cui hanno sempre posto l’accento i pensatori della tradizione marxista di sinistra da Rosa Luxembourg all’anarco-sindacalismo. Quindi per un verso il socialismo libertario necessita di una trasformazione spirituale e dall’altra parte il suo scopo è creare istituzioni che contribuiscono a modificare la natura del lavoro e dell’attività creativa semplicemente favorendo i vincoli sociali tra le persone, e grazie alla loro interazione forgiando nuove istituzioni che facciano fiorire ulteriori aspetti della natura umana.