Alexis de Toqueville e la “scienza dell’associazione”

Alexis Henri Charles de Clérel de Tocqueville, nato a Parigi nel  1805, filosofo, politico, storico e precursore della sociologia, è considerato uno degli studiosi più importanti del liberalismo progressista. Durante il suo soggiorno negli Stati Uniti a cavallo tra il 1831 e il 1832 partendo dall’osservazione della realtà politica e sociale americana, Tocqueville studia e si interroga sulle basi sociali dei sistemi democratici, analisi che sfocerà nella sua opera più importante La democrazia in America, pubblicata tra il 1835 e il 1840.

Per descriverne il pensiero riportiamo in corsivo passaggi qui riorganizzati a scopo di studio e discussione, tratti dall’articolo “Il concetto di partecipazione in Tocqueville: il riconoscimento tra individuo e comunità nella democrazia in America” di Jacopo Branchesi – Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa. Dialettica e filosofia – ISSN 1974-417X [online] www.dialetticaefilosofia.it

I problemi delle democrazie moderne

L’individualismo sorge dall’isolamento degli individui che, nella convinzione di non aver più bisogno gli uni degli altri, ripiegano sui propri particolari interessi e non si occupano più dei loro simili. Figlio di tempi relativamente recenti, l’individualismo è un prodotto dell’eguaglianza delle condizioni che ha spazzato via i ceti e le gerarchie della società feudale e con essi ogni sorta di legame tra gli uomini” […] Nella società democratica, invece, gli individui non si riuniscono più per compiere azioni comuni, ma ciascuno è occupato esclusivamente nel perseguimento del proprio interesse particolare […]. Pertanto pensando solamente a far profitto, i soggetti non si occupano più degli affari pubblici e cadranno vittime di prassi politiche demagogiche. Così facendo […] si creano le condizioni sociali per il sorgere del dispotismo: gli individui completamente immersi nei propri particolari interessi non si renderanno conto di perdere progressivamente la propria libertà; occupati nella massimizzazione del profitto individuale, non si accorgeranno di non essere più padroni di se stessi. Il conformismo di massa avvolgerà come una cappa l’intera società che non aspetterà altro che un padrone che la guidi come un branco di pecore, purché non ostacoli la loro libertà di accumulare ricchezze materiali.

La partecipazione saltuaria che avviene per mezzo delle elezioni è condizione necessaria perché si parli di democrazia in senso formale, ma non è sufficiente a dispiegare completamente il principio cardine della democrazia, ovvero la sovranità popolare: una partecipazione così limitata infatti non consente ai cittadini di percepirsi come detentori del potere.

In assenza di un’intensa partecipazione civile, i canali tradizionali della democrazia rappresentativa non sarebbero sufficienti ad assicurare il regime politico democratico da derive dispotiche e populiste […]. Cittadini non educati alla partecipazione e non coscienti degli affari pubblici non designeranno i propri rappresentanti sulla base di programmi concreti volti ad una gestione sana della cosa pubblica, ma si lasceranno attrarre da politiche demagogiche plasmate sulle pulsioni irrazionali delle masse che alla lunga manderanno in rovina la cosa pubblica e con essa il benessere individuale di ciascuno.

Per Tocqueville il rischio di una politica ideologica è quello di essere unilaterale e quindi limitata: essa si astrae dalla realtà concreta per seguire ciecamente i dettami imposti dall’ideologia, creando falsi idoli da venerare e falsi nemici da disprezzare. I paesi democratici, però, sono minacciati soprattutto da una prassi politica demagogica, poiché sono afflitti da una tendenza degli individui a disinteressarsi degli affari pubblici e, di qui, da una scarsa professionalità in ambito politico. La prassi politica demagogica tende, infatti, ad addormentare il popolo per impedire una sua partecipazione attiva agli affari pubblici, svestendolo de facto del potere. Il fine di una tale prassi politica è quello di creare consensi, stimolando le aspettative irrazionali delle masse e dando la percezione di poterle soddisfare: si perdono così completamente di vista le modalità concrete per la gestione della cosa pubblica e per la realizzazione del bene comune.

[…] Tocqueville coglie nell’abisso che separa l’individuo dalla comunità politica, il problema che mina l’età moderna […]. Le tendenze insieme conformistiche e individualistiche della società di massa, l’individualismo e conformismo che caratterizzano la società democratica si prestano [n.d.r.] … ad una prassi politica demagogica e alla tirannide della maggioranza che finiscono per abbrutirla definitivamente.

Analisi e soluzioni

[…] L’istruzione da sola non è sufficiente a generare il cittadino […] è attraverso l’esperienza pratica della partecipazione che l’individuo si eleva a cittadino. La democrazia americana ha saputo porre dei rimedi per difendersi da una tale minaccia: il decentramento amministrativo e l’associazionismo [n.d.r.]

Soluzione n. 1: il decentramento amministrativo

La trattazione del decentramento amministrativo è legata al ruolo fondamentale che Toqueville affida alla partecipazione e si traduce nella [n.d.r.] … capacità di attrarre l’interesse degli individui sulle questioni pubbliche stimolando, così, la partecipazione alla vita politico-amministrativa del comune prima, e della nazione intera poi. Le questioni comunali, infatti, riguardando più da vicino la vita degli individui, sono da essi più sentite; la dimensione comunale permette quindi ad essi di riconoscere con maggiore facilità il legame che intercorre fra interessi privati ed interesse pubblico. Inoltre, la sensibile vicinanza tra pubblico e privato e la concretezza che caratterizza le questioni locali consentono l’affermazione di una prassi politica meno ideologizzata e più pragmaticamente volta alla ricerca della soluzione migliore da adottare in un dato problema. Il decentramento amministrativo, dunque, è importante perché abitua gli individui a partecipare agli affari pubblici senza le catene del pregiudizio ideologico che astrae dalla realtà e a sviluppare, attraverso la partecipazione, un legame più stretto tra gli interessi privati e il pubblico bene.

[…] L’americano nutre per la sua patria un sentimento analogo a quello che prova per la sua famiglia, e, per una sorta di egoismo, si interessa allo Stato […] Come far sopportare la libertà nelle grandi cose a una moltitudine che non ha imparato a servirsene nelle piccole?” (Alexis de Toqueville).

Soluzione n. 2: l’associazionismo

L’associazionismo anche [n.d.r.] contrasta la tendenza degli individui all’isolamento e li abitua a collaborare, a compiere azioni comuni e ad interessarsi di questioni che esulano dai propri particolari interessi […] Nelle associazioni gli individui si abituano alla pratica della partecipazione e ad essere così membri attivi nella società. Le associazioni [n.d.r.] sono scuole di cittadinanza e partecipazione, corpi intermedi calati nella società civile con il fine di colmare l’abisso che nella modernità separa l’individuo dallo Stato.

Le associazioni di cui parla Tocqueville non nascono dal sistema economico, né sono precostituite dal potere sovrano; esse sono organizzazioni volontarie, costituite sulla base di interessi comuni, la cui natura ed estensione possono essere assai variabili […]. Permettono agli individui di incontrarsi, stringere relazioni, scambiare idee e opinioni. Attraverso l’interazione, ciascuno supera i propri pregiudizi unilaterali, si arricchisce, sviluppa le propria coscienza ed eleva il proprio animo: sorgono idee nuove che permettono al genere umano di raggiungere sempre nuove conquiste. Di qui, sostiene Tocqueville, il progresso umano non è altro che l’effetto dell’interazione degli uomini e, poiché le associazioni civili favoriscono le relazioni inter-soggettive, allora contribuiscono positivamente al progresso dell’umanità.

In ambito sociale contrastano l’individualismo nella sfera della società civile, mantenendo saldo il tessuto sociale. Attraverso l’esperienza della partecipazione come membri di una o più associazioni, gli individui acquisiscono importanti qualità sociali: imparano ad unirsi, a condividere interessi e finalità, nonché a collaborare tra loro. A proposito della funzione sociale delle associazioni politiche Tocqueville scrive: «Un’associazione politica fa sì che una quantità di persone esca fuori da sé stessa: per quanto siano per natura divise dall’età, dall’ingegno, dai beni, essa le avvicina e le mette in contatto. Incontratesi una volta imparano a ritrovarsi sempre».
Pertanto, ciascun’associazione, sviluppando determinati rapporti inter-soggettivi tra i propri membri, crea una determinata rete sociale; e poiché ciascun individuo può essere membro di più associazioni contemporaneamente, le reti sociali s’intersecano tra loro e, intensificando i rapporti inter-soggettivi, stringono le maglie del tessuto sociale.

In ambito politico come ha anche recentemente sottolineato Putnam, Tocqueville coglie che è su questo “capitale sociale” – e sulla partecipazione nelle associazioni, come canale per svilupparlo − che prospera la democrazia. Nelle associazioni, vere e proprie palestre civiche […], si apprende il valore della partecipazione e le regole basilari per prendere parte ad un dibattito, fattori importanti questi sia per produrre la solidarietà e l’unità sociale, sia per formare il cittadino democratico.

Associazioni e partiti politici

L’individualismo sorge dall’isolamento degli individui che, nella convinzione di non aver più bisogno gli uni degli altri, ripiegano sui propri particolari interessi e non si occupano più dei loro simili. Figlio di tempi relativamente recenti, l’individualismo è un prodotto dell’eguaglianza delle condizioni che ha spazzato via i ceti e le gerarchie della società feudale e con essi ogni sorta di legame tra gli uomini.
Le associazioni civili, pur non avendo come oggetto delle loro attività le questioni politiche, hanno tuttavia una sensibile influenza, anche se indiretta e latente, sulla vita politica del paese e sono forse più importanti delle associazioni politiche [i partiti n.d.r.], poiché agiscono sugli usi, i costumi, le credenze e la morale del popolo americano. Usi, costumi e convincimenti morali, infatti, influenzano le opinioni politiche e il modo stesso di intendere la politica.
L’associazionismo civile in tal senso non intralcia il compito che tra ‘800 e ‘900 sempre di più spetterà al partito politico, di organizzare il pluralismo sociale e tradurlo nella dialettica politica. Al contrario, l’associazionismo […] viene prima del partito politico ed ha il compito di far respirare il pluralismo sociale prima che sia organizzato, di saldare i legami sociali, di sviluppare le virtù civiche e preparare, così, l’individuo della società civile ad essere il cittadino della comunità politica, quel cittadino che usa in modo responsabile i diritti politici, consapevole del valore della partecipazione e dello stretto legame che intercorre tra benessere pubblico e privato; quel cittadino che comprende il valore della cooperazione e della solidarietà; quel cittadino che è consapevole del valore dei rapporti che nel vivere comune intercorrono tra sé e gli altri. Tocqueville, insomma, coglie che le associazioni nella società civile sviluppano quel capitale sociale su cui poggia e prospera la democrazia americana.

Non è, pertanto, messa in discussione la rappresentanza politica del costituzionalismo francese, la cui essenza risiede nell’interpretazione della volontà della nazione ma, con le associazioni, ad essa viene affiancata una sorta di rappresentanza degli interessi non istituzionalizzata, la cui essenza risiede, invece, nel rispecchiamento informale della complessità che caratterizza la società pluralistica moderna. Una rappresentanza che procede attraverso mediazioni e negoziazioni tra le diverse istanze provenienti dalla società civile, che è volta a dar vita ad un’opinione pubblica libera e cosciente e ad uno spazio pubblico pre-politico in cui possano svilupparsi ed emergere, attraverso il dibattito pubblico, le forze vive della società. Si badi bene al termine “informale” che caratterizza il rispecchiamento delle istanze sociali per mezzo delle associazioni, poiché l’istituzionalizzazione del pluralismo sociale comporterebbe la reintroduzione di un sistema corporativo ispirato più al passato feudalesimo che alla moderna democrazia pluralistica. Nello Stato democratico moderno è necessario che alla fine vi sia un esecutivo forte che prenda le decisioni per il paese e questo non è in discussione; il dibattito si deve focalizzare su come si formi quest’esecutivo e cosa possa assicurare sia la sua derivazione popolare, sia la sua competenza e rettitudine nella gestione della “cosa pubblica”, scongiurando prassi ideologiche e demagogiche.

Il ruolo che le associazioni assumono nella democrazia americana non contrasta quindi con lo sviluppo del partito politico, semmai, al pari dell’autogoverno locale, contribuiscono ad affermare una prassi politica meno ideologica e demagogica e più pragmatica di cui lo stesso partito politico dovrebbe […] beneficiare. In tale ottica [n.d.r.] … le associazioni civili creano addirittura il terreno fertile per lo sviluppo delle associazioni politiche, le quali a loro volta influiscono sulle associazioni civili, che svolgono compiti di natura sociale oltre che politica, poiché forniscono ad esse modelli organizzativi più raffinati.

ROUSSEAU e TOQUEVILLE: DEMOCRAZIA DIRETTA contro DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA

Per Toqueville la democrazia partecipativa [n.d.r.] realizza l’ideale partecipativo di libertà incardinato sul concetto di autonomia nel contesto della moderna democrazia rappresentativa proprio attraverso l’esasperazione di quei corpi intermedi banditi da Rousseau. Se infatti per Rousseau questi erano il male estremo per la Repubblica, per cui nulla doveva frapporsi tra la volontà generale e l’individuo − pensiero questo assai diffuso nel vecchio continente − per Tocqueville, al contrario, il pluralismo sociale trasmette dinamismo alla società civile e vivifica i tradizionali canali della democrazia rappresentativa, conferendo ad essi pieno significato e realizzando, allo stesso tempo, il riconoscimento di volontà soggettiva e volontà oggettiva. Egli scrive: «Nei paesi democratici, la scienza dell’associazione è la scienza madre; il progresso di tutte le altre dipende dai progressi di questa».

COMPLESSITà E PROBLEMI DELLE RELAZIONI UMANE. LA SCIENZA DELL’ASSOCIAZIONE

Al di là e a ancor prima della sua analisi politico istituzionale Toqueville [n.d.r.] si cimenta anche in un’analisi psicologico-morale degli uomini in società poiché comprende che l’individuo è un essere relazionale, pertanto il suo sviluppo e la propria realizzazione passano per la relazione con gli altri. Le relazioni inter-soggettive non sono un processo lineare e pacifico: se da un lato gli uomini sono spinti alla socializzazione per la propria realizzazione, saldando così il tessuto sociale, dall’altro intendono affermare la propria soggettività e ciò comporta il sorgere di continui scontri. Le relazioni inter-soggettive sono, dunque, minate dal germe della conflittualità, che ha però un valore essenzialmente positivo e formativo per la soggettività: il riconoscimento, infatti, sorge proprio dal superamento della conflittualità inter-soggettiva attraverso la negazione reciproca delle unilateralità dei soggetti. L’equilibrio raggiunto dal superamento della conflittualità non è mai stabile, ma va continuamente ricercato e ristabilito: si tratta di un continuo mutamento e movimento nelle relazioni sociali, un dinamismo scandito da conflitti che vivifica la società e la vita politica del paese.

Ciascun individuo […] partecipando alla vita pubblica − in una qualsiasi associazione civile, in un dibattito pubblico, così come in un’assemblea comunale o di quartiere − è portato a relativizzare i propri convincimenti e a riconoscere pari dignità alle istanze degli altri soggetti. Tuttavia, allo stesso tempo, ciascun individuo nell’atto stesso di partecipare apporta nella vita pubblica tutto ciò che determina la sua unicità come individuo, le sue capacità, le sue idee e i suoi interessi; in tal modo, ciascuno afferma se tesso come individualità […].
Dunque, il progresso civile di una società moderna dipende dalla capacità degli individui di unirsi e compiere azioni in comune (“[…] penso però che i semplici cittadini, associandosi, possano costituire degli enti molto influenti, facoltosi e forti, ossia, in una parola, delle persone aristocratiche […] Un’associazione politica, industriale, commerciale o anche scientifica, e letteraria, è come un cittadino illuminato e potente, che non può essere assoggettato a piacere, né oppresso in segreto, e che, difendendo i suoi diritti particolari contro le esigenze del potere, salva le libertà comuni”.

IN CONCLUSIONE, per Toqueville ciò che consente la completa realizzazione di una democrazia rappresentativa è il reciproco riconoscimento tra individuo e comunità che si realizza principalmente attraverso la libera organizzazione in associazioni la quale contribuisce potentemente allo sviluppo etico-politico del cittadino. […] Il rapporto fra leggi positive e cittadini è mediato dalla partecipazione politica, tale mediazione determina la legittimità dell’ordinamento giuridico e consente ai cittadini di percepirlo come tale […]. Dunque, c’è un rapporto stretto tra rispetto della legge e partecipazione politica: tutti i cittadini attraverso la partecipazione attiva, sono indotti ad obbedire alle leggi perché in esse si riconoscono.

Altra questione centrale della prassi democratica è quella della dialettica tra maggioranza e minoranza, e della minaccia di possibili “dittature della maggioranza“. Dalla lettura della democrazia in America si evince come la volontà della maggioranza si formi e sia [n.d.r.] … il risultato del confronto che avviene tra le diverse istanze e i diversi interessi – e talvolta del compromesso che si raggiunge – attraverso la pratica della partecipazione. Essa, dunque [n.d.r.] … si definisce nel corso del peculiare processo partecipativo attraverso l’incontro-scontro con la volontà della minoranza. Ne consegue che la relazione con la volontà della minoranza diviene costitutiva per quella della maggioranza che, a seguito del processo partecipativo attraverso cui si è formata, si presenta come il risultato della sua relazione con la volontà della minoranza.

Attraverso le complesse e articolate dinamiche partecipative gli individui  contribuiscono attivamente e si riconoscono nella formazione dei valori comuni. Una volta che, attraverso la partecipazione [n.d.r.] … tali valori sono tradotti nella volontà oggettiva di cui la legge positiva è portatrice, la volontà soggettiva si riconosce in quella oggettiva della comunità. Le leggi positive divengono così l’incarnazione o, per meglio dire, l’istituzionalizzazione delle norme di comportamento sociale e dei valori comuni che regnano in una determinata società.